3. Congiuntiviti e cheratocongiuntiviti

Cosa sospetteresti in un paziente che lamenta occhio rosso, lacrimazione, bruciore e prurito? Quali sono le domande ulteriori che faresti al paziente e quali sono i segni clinici che ricercheresti per porre una corretta diagnosi? Saresti d’accordo nel rassicurare il paziente spiegandogli che presto il quadro si risolverà prescrivendo la classica associazione cortisonico-antibiotico? Troverai le risposte a queste domande in fondo alla pagina.

In questo articolo sulle congiuntiviti e cheratocongiuntiviti imparerai a:

  1. Differenziare le cause di occhio rosso
  2. Classificare le forme di congiuntivite
  3. Riconoscere i sintomi che aiutano a riconoscere le varie forme di congiuntivite
  4. Ricercare i segni clinici specifici delle varie forme di congiuntivite
  5. Riconoscere potenziali segni allarmanti associati
  6. Prescrivere una terapia appropriata
  1. Aspetti clinici comuni delle congiuntiviti

Per congiuntivite si intende qualunque processo infiammatorio a carico della congiuntiva, di comune riscontro e con decorso, generalmente, benigno. Le caratteristiche fisiopatologiche comuni ad ogni congiuntivite includono:

  • Vasodilatazione, che comporta iperemia della congiuntiva, anche detta iniezione congiuntivale. Per questo motivo le congiuntiviti sono tra le principali cause di occhio rosso. Si tratta di una iniezione diffusa della congiuntiva bulbare, a differenza della iniezione pericheratica che si osserva nelle uveiti
  • Aumentata permeabilità vascolare, che comporta edema sottocongiuntivale, e dunque chemosi congiuntivale
  • Attivazione delle cellule mucipare epiteliali, che comporta un aumento della secrezione congiuntivale. Per questo motivo i pazienti affetti da congiuntivite lamentano un aumento della lacrimazione o delle vere e proprie secrezioni mucose

Queste sono le caratteristiche tipiche delle congiuntiviti prevalentemente secretive. Vi sono poi delle forme di congiuntiviti, dette prevalentemente iperplastiche, in cui alle caratteristiche di cui sopra si aggiungono eventi proliferativi che interessano linfociti e plasmacellule. Ciò comporta la formazione di papille e follicoli. In particolare:

  • Le papille sono dovute a proliferazione dei leucociti nella lamina propria attorno ad un asse vascolare. Appaiono come multiple rilevazioni rossastre della congiuntiva, generalmente tarsale. Perciò bisogna andare a ricercarle mobilizzando la palpebra inferiore ma anche evertendo la palpebra superiore. Per questo motivo, di nanzi ad un paziente con occhio rosso, è sempre opportuno eseguire l’eversione palpebrale
  • I follicoli si formano per iperplasia del tessuto linfoide, che si organizza nello stroma congiuntivale. Appaiono come noduli biancastri generalmente localizzati ai fornici, con aspetto «a grano di riso» e superficie pallida (a differenza delle papille sono avascolari)

I sintomi comuni ad ogni forma di congiuntivite includono: senso di irritazione, bruciore, dolore puntorio, senso di corpo estraneo, senso di «sabbia negli occhi», lacrimazione, fotofobia. Un sintomo caratteristico, da ricercare sempre tramite opportuna anamnesi, è il prurito, caratteristico delle forme allergiche.

2. Classificazione delle congiuntiviti

Le congiuntiviti si distinguno principalmente in:

  • Congiuntiviti infettive, distinte principalmente in batteriche e virali
  • Congiuntiviti allergiche. Includono a loro volta: Rinocongiuntivite o congiuntivite allergica, Cheratocongiuntivite primaverile (VKC), Cheratocongiuntivite atopica (AKC), Congiuntivite gigantopapillare

3. Diagnosi differenziale di occhio rosso

L'”occhio rosso” è una delle condizioni più comuni che si possono riscontrare in oftalmologia. Le cause di occhio rosso sono innumerevoli, ed è bene tenere a mente le principali per potere escludere forme di occhio rosso associate a malattie potenzialmente anche gravi. In ogni caso, le congiuntiviti rappresentano la causa più comune di occhio rosso. Nella valutazione dell’occhio rosso, bisogna sempre domandarsi se si tratta di una condizione unilaterale o bilaterale, se è una condizione acuta o cronica, e da quanto tempo è presente. Inoltre, bisognerà domandare al paziente se è associato a dolore o meno, e nel sospetto di ipertono è necessario valutare la pressione oculare. Le possibili cause includono:

  • Congiuntivite batterica, virale, allergica
  • Corpo estraneo corneale, abrasioni corneali
  • Cheratite, ulcera corneale
  • Sindrome dell’occhio secco, blefarite
  • Ustioni chimiche
  • Complicanze delle lenti a contatto
  • Iridociclite
  • Dacriocistite
  • Malposizioni palpebrali: ectropion, entropion
  • Calazio, orzaiolo, pterigio
  • Sclerite, episclerite
  • Glaucoma acuto ad angolo chiuso (AACG)
  • Cellulite orbitaria
  • Endoftalmite
  • Complicanze a seguito di chirurgia, rigetto dell’innesto corneale
  • Sindrome di Stevens Johnson
  • Fistola carotido-cavernosa
  • Manifestazioni oftalmologiche del sarcoma di Kaposi

4. Congiuntiviti infettive

4.1 Congiuntiviti batteriche

La forma più comune di congiuntivite batterica è detta congiuntivite acuta catarrale, e gli agenti responsabili includono Staphylococcus epidermidis, Staphylococcus aureus, Haemophilus influenzae, Streptococcus pneumoniae, Moraxella catarrhalis. Generalmente, l’infiammazione interessa dapprima un occhio e, successivamente, dopo circa 1-2 giorni, coinvolge anche l’altro. Le caratteristiche cliniche da ricercare includono:

  • Senso di ciglia appiccicate al mattino, con difficoltà all’apertura al risveglio. Ciò è dovuto alla presenza di residui mucosi del film lacrimale
  • Secrezione sierosa, che successivamente diviene muco-purulenta. Per cui si osserva del materiale denso-giallastro a livello delle ciglia e del margine palpebrale
  • Talvolta è possibile riconoscere le papille, che pertanto non rappresentano un segno specifico delle congiuntiviti allergiche, ma rappresentano un segno comune di reazione congiuntivale
  • Palpebre edematose, spesso più che in altre forme di congiuntivite
  • In presenza di secrezione purulenta copiosa, palpebre severamente edematose ed eritematose, linfoadenopatia preauricolare, pseudomembrane in rapida formazione, è necessario sospettare una congiuntivite iperacuta (o purulenta), sostenuta da N. Gonorrhoae

Generalmente non è necessaria una diagnosi eziologica, per cui raramente si esegue un tampone congiuntivale. Tuttavia, in caso di congiuntivite severa o non responsiva al trattamento può essere richiesta una coltura (per escludere infezione da gonococco o meningococco), una PCR (per l’identificazione di Chlamydia e per le forme virali), una citologia congiuntivale (per la ricerca di eosinofili).

Le congiuntiviti batteriche acute hanno generalmente un decorso benigno e autolimitante, ovvero possono anche andare in contro a risoluzione spontanea. Una guarigione clinica o un miglioramento significativo si verificano entro 1-2 settimane. Il trattamento può prevedere:

  • Antibiotici topici empirici o specifici. Il razionale del loro utilizzo è nel fatto che accorciano i tempi di guarigione a 3-5 giorni. La terapia antibiotica empirica prevede la somministrazione di antibiotici topici nel sacco congiuntivale per 4-6 volte al giorno per 5-7 giorni. Tra i più utilizzati: il Cloramfenicolo, gli Aminoglicosidi (come la Tobramicina), i Chinolonici (come la Levofloxacina). Antibiotici specifici sono utilizzati nel trattamento della congiuntivite da N. Gonorrhoae, e questi includono antibiotici topici somministrati ogni 1h e antibiotici sistemici, tra cui Ceftriaxone e Azitromicina
  • Steroidi topici. Sebbene utilizzati molto di comune nella pratica clinica, il loro uso indiscriminato dovrebbe essere evitato per il rischio di avere a che fare con infezioni adenovirali, il cui decorso verrebbe prolungato. In generale, dovrebbero essere usati per periodi non superiori alle 2 settimane

4.2. Congiuntiviti virali

Tra le congiuntiviti virali, l’adenovirus è l’agente eziologico più comune. Questo si diffonde per contatto diretto attraverso le mani che si infettano dalle lacrime del portatore. Il virus sopravvive a lungo anche in ambiente. Per questo l’infezione è caratterizzata da elevata contagiosità. Ed è per questo motivo che si consiglia sempre al paziente affetto di non toccare mai l’occhio, in modo tale da evitare il coinvolgimento dell’altro occhio, qualora questo non fosse ancora affetto, ed in modo tale da evitare la contaminazione dell’ambiente circostante e la diffusione dell’infezione. Per lo stesso motivo a seguito di una visita ad un paziente affetto da congiuntivite virale è sempre opportuno visitarlo con i guanti, risciacquare adeguatamente le proprie mani, ed eseguire una opportuna detersione delle superfici (lampada a fessura) con le quali il paziente è venuto in contatto. Il coinvolgimento oculare insorge dopo 10-12 giorni di incubazione. La bilateralità di solito compare dopo 1-5 giorni.

I sintomi di questa forma di congiuntivite includono: senso di corpo estraneo, lacrimazione intensa. Possibile, inoltre, la riduzione del visus in presenza di infiltrati corneali. Infatti, sebbene inizi come congiuntivite adenovirale, non raramente è possibile il coinvolgimento della cornea, con possibile sviluppo del quadro della cheratocongiuntivite adenovirale (o epidemica). I segni clinici includono:

  • Secrezione sierosa scarsa, a meno di sovrapposto episodio batterico
  • Iperemia congiuntivale severa, con componente ematica molto rappresentata, fino a ecchimosi e petecchie
  • Follicoli nel fornice inferiore. Rappresentano una caratteristica distintiva della congiuntivite adenovirale
  • Pseudomembrane (più raramente membrane vere). Si formano a causa dell’abbondanza di fibrina
  • Linfoadenopatia pre-auricolare o sottomandibolare. Sono caratteristiche, dolenti alla palpazione, praticamente costanti. E’ un segno da ricercare sempre nel sospetto di congiuntivite virale, dal momento che facilita la diganosi

I quadri clinici di coinvolgimento oculare sono distinti in tre forme, a seconda di quanto la malattia sia limitata all’occhio o si associ a caratteristiche sistemiche e, soprattutto, in base alla presenza o meno del coinvolgimento corneale:

  • Congiuntivite acuta follicolare non specifica. Malattia limitata all’occhio, con modesta irritazione e lacrimazione
  • Febbre faringo-congiuntivale. Malattia tipica dell’infanzia. Oltre al coinvolgimento oculare, è associata a manifestazioni virali sistemiche, febbre, faringite. Il coinvolgimento corneale è presente nel 30% dei casi
  • Cheratocongiuntivite epidemica. Comune in primavera e soprattutto in estate. Oltre al coinvolgimento oculare, è associata a manifestazioni virali sistemiche: faringite, febbre, mal d’orecchio. E’ presente il coinvolgimento corneale nell’80% dei casi

La cheratocongiuntivite rappresenta il quadro più severo. Tipicamente, è descritta come una malattia che evolve in tre stadi:

  • Stadio 1: Cheratite puntata epiteliale. Generalmente insorge dopo 7-10 giorni e si risolve entro 2 settimane
  • Stadio 2: Infiltrati sottoepiteliali. Gli infiltrati subepiteliali rappresentano una tipica conseguenza della cheratocongiuntivite adenovirale
  • Stadio 3: Cheratite nummulare. Si tratta di infiltrati stromali, dovuti alla reazione immune al virus, che tendono a persistere (possono scomparire in mesi-anni) e recidivare

La risoluzione spontanea avviene in 2-3 settimane, per cui un trattamento specifico, generalmente, non è necessario. Qualora si renda necessario il trattamento per alleviare i sintomi, si possono utilizzare:

  • FANS: Diclofenac, Indometacina. Il loro uso al posto dei cortisonici è dettato, almeno nelle fasi iniziali, dalla prudenza di non avere a che fare con una cheratite da HSV
  • Antibiotici topici a largo spettro. A volte vengono utilizzati per prevenire una sovrainfezione batterica. Tuttavia, le linee guida in realtà raccomandano di non utilizzarli, dal momento che potrebbero essere causa di allergia e tossicità

Qualora la congiuntivite si protragga oltre le 2 settimane, può essere necessario il trattamento con:

  • Steroidi topici. Indicati in caso di pseudomembrane o membrane e di cheratite con infiltrati sottoepiteliali, per ridurre le opacità corneali. Il trattamento steroideo deve essere considerato solo una volta risolto il danno epiteliale; infatti, la cheratopatia puntata superficiale è un possibile quadro (aspecifico) anche dell’infezione da HSV, per cui gli steroidi in questo caso non dovrebbero essere utilizzati

5. Congiuntiviti allergiche

Tra le congiuntiviti allergiche si annoverano forme con prognosi benigna e forme dal decorso più severo, pertanto è fondamentale la distinzione clinica.

5.1. Rinocongiuntivite o congiuntivite allergica

E’ la forma più comune di congiuntivite allergica, interessando fino al 20% della popolazione, e ha una prognosi benigna. Sono da ricercare altri altri segni di atopia, che il paziente riporterà alla nostra attenzione in fino al 70% dei casi (rinite allergica, asma, eczema, dermatite atopica). Tipicamente si associa a rinite allergica, per cui si parla anche di rinocongiuntivite allergica.

E’ dovuta all’esposizione della congiuntiva agli allergeni presenti nell’aria. A seconda della modalità di presentazione dei sintomi si distinguono una Congiuntivite allergica stagionale (SAC), tipicamente dovuta ai pollini, e che peggiora in primavera ed estate, e una Congiuntivite allergica perenne (PAC), dovuta ai Dermatofagoidi contenuti nella polvere, spore fungine, peli di animali.

Il quadro clinico tipico include:

  • Prurito (sintomo caratteristico delle forme allergiche), lacrimazione intensa, bruciore.
  • Chemosi congiuntivale, con aspetto lattescente del bulbo oculare
  • Talora si osservano papille
  • Generalmente assente il coinvolgimento corneale, a differenza della VKC e AKC

Il trattamento si basa su farmaci antiallergici:

  • Antistaminici topici, come Ketotifene e Olopatadina
  • Stabilizzatori dei mastociti topici. Come l’Acido spaglumico sale sodico
  • Associazione antistaminico-stabilizzatore dei mastociti. Ad esempio, Sodio Cromoglicato + Clorfenamina Maleato
  • Trattamenti aggiuntivi includono: Lacrime artificiali, steroidi topici, antistaminici orali. Di regola gli steroidi non sono necessari ed il loro uso deve essere limitato
  • Generalmente, sono da evitare farmaci contenenti principi attivi ad attività anticolinergica vasocostrtittrice, come la Tonzilamina, contenuta in alcune combinazioni quali: Tonzilamina/Nafazolina. Ciò perchè possono portare ad effetto rebound, ovvero al ripresentarsi del quadro clinico immediatamente al seguito della sospensione

5.2. Cheratocongiuntivite primaverile (VKC)

La cheratocongiuntivite primaverile è una patologia grave e rara, bilaterale, cronica o ricorrente, che colpisce soprattutto i bambini, caratterizzata da severo coinvolgimento palpebrale, congiuntivale e corneale. A differenza delle precedenti, dunque, si tratta di un quadro che può diventare severo e che può portare a complicanze anche invalidanti, a seguito del coinvolgimento corneale.

La fotofobia è un sintomo tipico, spesso i piccoli pazienti sono accompagnati dalla madre in ambulatorio con gli occhiali da sole e con il cappellino in testa.

Nella VKC, la congiuntiva sviluppa una risposta papillare, principalmente del limbus o del tarso superiore. Dal punto di vista clinico si distinguono:

  • VKC palpebrale (o tarsale). Caratterizzata dalla formazione delle caratteristiche papille, che si sviluppano tipicamente a livello della congiuntiva tarsale. Esse conferiscono alla congiuntiva tarsale un aspetto definito ad acciottolato romano. Si possono osservare anche papille giganti per coalescenza di macropapille. Tra di esse si depositano densi filamenti di muco. Comune il coinvolgimento corneale per apposizione diretta tra la congiuntiva infiammata e la cornea
  • VKC limbica (o papillare). Caratterizzata dalla formazione di papille a livello del limbus. Queste hanno un caratteristico aspetto gelatinoso e tendono a confluire. Possono formare un vero e proprio panno limbare. Inoltre, si osservano punti (o noduli) di Trantas. Questi sono infiltrati limbari rilevati, biancastri, costituiti da raccolta di cellule epiteliali ed eosinofili. Si formano a livello delle papille limbari in presenza di infiammazione attiva, per cui in loro presenza è richiesto il trattamento.
  • VKC mista

Il coinvolgimento congiuntivale, comunque, è quello meno pericoloso per la vista. Tuttavia, la VKC può interessare anche la cornea, portando ad una cheratopatia che può seriamente minacciare la vista. Essa è provocata da mediatori infiammatori e dall’effetto meccanico diretto esercitato da parte delle papille. I principali quadri di coinvolgimento corneale includono: cheratite puntata epiteliale, macroerosioni epiteliali, placche e ulcere «a scudo» (ulcera di Togby). Quest’ultima rappresenta il quadro corneale più severo. Si tratta di un’ulcera centrale dall’aspetto ovalare, calcifica, indolente e asettica. Pertanto, si tratta di un’ulcera non infettiva, sebbene è possibile che si complichi con una sovrainfezione. Si forma per erosione dell’epitelio, e confluenza di difetti epiteliali e conseguente deposizione, sull’esposta membrana di Bowman, di materiale mucoso e calcio-fosfato, e ne consegue un deficit di riepitelizzazione. A seguito della risoluzione, l’area ulcerata lascia una cicatrice sottoepiteliale simile ad un anello.

La diagnosi della VKC è clinica, basata su anamnesi, età, esame obiettivo. E’ comunque possibile richiedere test allergologici, in particolare in presenza di sintomi associati.

Il trattamento della VKC varia a seconda della severità. In particolare, nelle forme lievi sono indicati antistaminici topici (Ketotifene, Olopatadina), stabilizzatori dei mastociti topici (Acido spaglumico) o una associazione dei due. Gli steroidi topici sono indicati in presenza di: 1) esacerbazioni severe di congiuntivite; 2) cheratopatia significativa. In assenza di coinvolgimento corneale, comunque, l’utilizzo dello steroide dovrebbe essere evitato e limitato alle forme severe molto sintomatiche. Gli antibiotici topici possono essere usati in associazione agli steroidi in caso di cheratopatia severa, per prevenire o trattare l’infezione batterica. All’inizio sono somministrati ad esempio ogni 2h, oppure 8 volte al giorno, a seguire la dose viene scalata. Nei casi meno gravi lo steroide topico può essere iniziato da 4 volte al giorno per 7 giorni. Nella VKC, inoltre, sono spesso utilizzati i farmaci immunosoppressori topici. Questi sono indicati come trattamento steroid-sparing, ovvero mirato ad evitare l’utilizzo cronico del cortisone topico, che potrebbe indurre complicanze quali cataratta e glaucoma. Il loro utilizzo è particolarmente indicato nelle forme croniche che recidivano alla sospensione dello steroide. Il più utilizzato è la ciclosporina 0,005%-2% topica.

5.3. Cheratocongiuntivite atopica (AKC)

La cheratocongiuntivite atopica (AKC) è una grave ma rara forma di congiuntivite a carattere cronico e caratterizzata da assenza di remissione. Generalmente si sviluppa in età adulta (30 – 40 anni), a seguito di una lunga storia di dermatite atopica. E’ da ricordare che fino al 25% dei pazienti con DA sviluppa coinvolgimento oculare. L’asma è una comorbilità frequente.

Il prurito è il sintomo principale della AKC, ed è anche alla base di alcune delle manifestazioni cliniche della malattia, descritte di seguito, legate allo sfregamento persistente dell’occhio. Questo può essere più pronunciato in alcune stagioni o può essere perenne. Altri sintomi, in ordine decrescente di frequenza, includono lacrimazione, secrezione di muco, arrossamento, offuscamento della vista, fotofobia e dolore.

Dal punto di vista clinico, si caratterizza per un coinvolgimento sia della cute perioculare, dal momento che la AKC si associa ad una malattia primariamente della cute, sia degli annessi (palpebra, sopracciglia), che della congiuntiva e della cornea. In particolare si osservano:

  • Segno di Hertoghe: assenza della porzione laterale delle sopracciglia, a causa dello sfregamento persistente
  • Pieghie di Dennie-Morgan: pieghie cutanee della palpebra inferiore, provocate da sfregamento persistente
  • Eczema perioculare: La pelle perioculare dimostra eritema, secchezza, ispessimento, fino a fissurazioni ed escoriazioni. Le palpebre presentano lichenificazione (bordi palpebrali ispessiti) e bordi macerati
  • Blefarite cronica secondaria, generalmente stafilococcica, associata a madarosi (perdita di ciglia)
  • Papille, soprattutto nei fornici inferiori, generalmente di piccole dimensioni. La congiuntiva delle superfici tarsali ha reazione papillare, follicoli e talvolta un edema bianco pallido. In contrasto con la VKC, la reazione papillare è maggiore nel tarso inferiore
  • Iperemia congiuntivale lieve, filamenti di muco nei fornici inferiori , chemosi
  • Può verificarsi un’iperplasia perilimbale gelatinosa. È stato segnalato che anche i punti Horner-Trantas si verificano nella AKC così come nella VKC, sebbene siano più caratteristici di quest’ultima

Possibili complicanze includono:

  • Ectropion della palpebra inferiore, con conseguente lagoftalmo o epifora
  • I margini palpebrali possono mostrare perdita di ciglia, meibomite, cheratinizzazione ed ectropion puntale
  • Cicatrizzazione congiuntivale, cheratinizzazione della caruncola, accorciamento del fornice inferiore. Si tratta di complicanze a carico della congiuntiva legate ad infiltrazione diffusa e conseguente fibrosi subepiteliale
  • Simblefaron (adesione cicatriziale tra congiuntiva bulbare e palpebrale)
  • Cheratopatia, similmente a quanto già descritto a proposito della VKC

Inoltre, è stato osservato che nella VKC vi è una maggiore incidenza di cheratiti, cheratocono, distacco di retina. La maggiore incidenza di cheratocono, in particolare, è stata associata al persistente sfregamento dell’occhio. Il trattamento si sovrappone perlopiù a quello della VKC.

Dunque, rispetto alla VKC, la AKC presenta importanti differenze cliniche che consentono di differenziare le due entità:

  • Nella VKC, i segni sono confinati principalmente alla congiuntiva e alla cornea; la pelle delle palpebre e il margine palpebrale sono relativamente non coinvolti rispetto all’AKC
  • La VKC colpisce soggetti più giovani
  • La VKC ha andamento stagionale, mentre la AKC è cronica
  • Nella VKC la cornea tende a sviluppare ulcere a scudo piuttosto che difetti epiteliali persistenti
  • Nella VKC la cicatrizzazione congiuntivale è rara a differenza della AKC. La congiuntiva forniceale di solito non mostra accorciamento o simblefaron

6. Conclusioni

Per concludere, diamo una risposta alle domande poste ad inizio capitolo. Un paziente con occhio rosso, lacrimazione, bruciore e prurito può fare sospettare tutte le forme appena viste di congiuntivite, dal momento che, come già osservato, la sintomatologia delle congiuntiviti è spesso aspecifica. Tuttavia, il prurito è un sintomo tipico delle forme allergiche, per cui è più probabile che si tratti di una di esse. A questo punto, per restringere il campo, è necessario osservare il paziente e porgli delle domande. Fondamentale è la distinzione delle congiuntiviti per età, per cui se questa sintomatologia è accusata da un bambino, è più probabile che si tratti di una VKC, mentre se la stessa sintomatologia è accusata da un adulto è più probabile che si tratti di AKC. Inoltre, il paziente in questione non lamentava fotofobia, e ciò è da tenere a mente se si considera che il sintomo principale nella VKC è proprio questo. Quindi, eseguendo l’esame obiettivo in lampada a fessura si potranno riscontrare le caratteristiche proprie di ogni forma di congiuntivite descritte in questo capitolo. Ad esempio, saranno da ricercare i segni di coinvolgimento della cute perioculare (come nella AKC), la presenza o meno di papille limbari o noduli di Trantas (come nella VKC), sarà da eseguire l’eversione della papilla per la ricerca delle papille tarsali. E poi bisognerà porre particolare attenzione alla cornea, per verificare che non vi siano segni di coinvolgimento di quest’ultima qualora ci si sia già indirizzati verso la diagnosi di VKC o di AKC. Importante, inoltre, la visualizzazione di eventuali difetti epiteliali tramite colorazioni vitali. Relativamente al trattamento, come appena visto questo può variare molto in base al tipo di congiuntivite. Ad esempio, la classica associazione cortisonico-antibiotico può funzionare nel contesto di una lieve congiuntivite batterica, ma non sarà curativa nei confronti di una congiuntivite allergica. Così come, all’opposto, una terapia con antistaminici topici non sortirà alcun effetto su una congiuntivite batterica.

Di seguito troverai i link esterni ad eyewiki per approfondire:

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